martedì 19 novembre 2013

Territorio a rischio, Smart City ma anche Smart Ground

È da tempo che si sente usare il termine Smart City ( città intelligente ), per definire i progetti che, sotto la spinta dell'Unione Europea, possano rendere più vivibili le nostre città. Progetti che rendano i nostri edifici eco-sostenibili, volti a sviluppare e diffondere l'utilizzo di energie rinnovabili, migliorare il ciclo dei rifiuti, ottimizzare i servizi pubblici, informatizzare i servizi al cittadino, insomma: raggiungere l'obiettivo di migliorare la qualità della vita dei cittadini e semplificarne i rapporti con le amministrazioni.
Tante città rivendicano progetti Smart, con eccellenze europee anche in Italia. Certo, ogni tanto, leggiamo che qualche amministrazione locale rivendichi l'esser diventata Smart, dopo aver sistemato qualche semaforo intelligente, ma, si sa, la propaganda è dura a morire. Il progetto Smart City è strettamente collegato al lancio e alla realizzazione dell'Agenda digitale da parte del Governo, arenata nelle secche della burocrazia, un impegno duro e faticoso sulle spalle di Francesco Caio, commissario ad hoc, un impegno gravoso che va certamente sostenuto. Tra alti e bassi, i progetti incominciano a decollare, soprattutto, perché la qualità della vita dei cittadini è un obiettivo sacrosanto, ma, alla luce di ciò che sta accadendo nei nostri territori, a seguito delle prime precipitazioni autunnali, ci preme sottolineare che, in contemporanea con la prospettiva Smart, occorra risolvere definitivamente il problema del nostro equilibrio idrogeologico. L'Italia ha un serio problema derivante dalla propria morfologia e da una storia caratterizzata da un'edilizia selvaggia e poco sicura. Concentrare le forze per un intervento serio sul nostro territorio, per evitare che ad ogni precipitazione o calamità naturale, si debbano contare i morti ed i crolli. Oggi è l'emergenza della Sardegna, ieri l'Emilia Romagna, per non dimenticare l'Abruzzo, la Calabria o la Liguria. È il territorio nazionale ad aver bisogno di un piano di messa in sicurezza senza precedenti ( difficile trovare precedenti, poiché mai nulla si è fatto in questo senso ), un piano in cui mettere risorse e chiedere all'Europa un sostegno anche regolamentare ( fuori bilancio ogni intervento volto in questa direzione ). Prima di avere una Smart City occorre avere un territorio in equilibrio, perché la qualità della vita la ottieni soprattutto se, quella vita, non sarà spazzata via dalle prime piogge autunnali.
Smart City? In Italia occorre investire soprattutto per avere Smart Ground, i cittadini italiani ne hanno decisamente bisogno.

La proclamazione dello stato di emergenza per la Sardegna, misura dovuta e necessaria, ripropone purtroppo una liturgia nota che muove sempre e solo a valle dei disastri. Le esigenze di bilancio non possono essere lo scudo per giustificare l'incuranza in cui versa la protezione del territorio nell'intero Paese. Il caso di Olbia, dove ingenti somme disponibili per interventi di protezione non possono essere usate per il cappio del patto di stabilità, è esemplare. E' arrivato il momento delle scelte, la sicurezza dei cittadini non può dipendere dai risultati di astratti algoritmi contabili.
Konsumer chiede al presidente Letta di investire e non di spendere come avviene ora, mediamente 3 miliardi di euro l'anno per gli interventi ormai fin troppo parziali di ripristino su disastri accaduti per cause naturali. Se la legge sulle coperture assicurative per danni catastrofali fosse realtà, queste somme sarebbero state utili per fare prevenzione.