sabato 15 novembre 2014

Il caso: associazione consumatori ed associazione dei consumatori


Sembra solo un giro, o gioco, di parole; eppure fa tanta differenza. La mission è la tutela dei diritti dei consumatori (questa è comune ad entrambe), la sostanza sta nel riconoscere il consumatore come protagonista o come semplice “cliente”, se non addirittura nell’appiccicare ad un nome un numero. Per le Istituzioni l’importante è che di nomi associati a numeri ce ne siano a sufficienza per assolvere il concetto di rappresentatività. Per alcune Associazioni è invece fondamentale che sia sanata la violazione di un diritto sperimentata dal consumatore sulla propria pelle. Ad altre organizzazioni, poi, interessa principalmente dare risonanza al loro nome piuttosto che tutelare il consumatore. Chi avrà mai ragione? Nell’Italia ostaggio delle apparenze, dei favoritismi, di interessi assolutamente mal celati è scandaloso che viga ancora un ruolo di premiership legato ai “tyrannosaurus rex del tesseramento” (partiti o sindacati poco importa), figli di un retaggio atavico che porta alla prevalenza del numero sui contenuti. Ebbene il dover partire da zero, quasi zero,  grazie alla nutrita presenza del corpo delle professionalità prima presenti nel mio stesso passato, mi ha portato a riconsiderare due valori su tutto. Il primo è appunto la professionalità: senza non si va lontano.  Il secondo è la capacità di raggiungere le persone, considerandole persone e non numeri. Certo, ne soffrono i numeri,  probabilmente quelli necessari per essere riconosciuti dalla legge come rappresentativi: Konsumer ne è l’esempio. Non avendo molti mezzi, e godendo di poca visibilità, ci dobbiamo “accontentare” di aver risolto il caso del consumatore, che grazie al passaparola è arrivato fino a noi. E questo non solo ci accontenta, ma ci gratifica.
Certo per le attuali istituzioni diventeremo rappresentativi quando il passaparola sarà così forte da poterci mettere in relazione a tanti casi quanti sono i numeri richiesti, ma non ce ne facciamo un cruccio, anzi, per noi è un vanto. Noi alla collettività non costiamo un centesimo, ma le nostre poche migliaia di tessere sono tante quanti i casi risolti e sottratti al contenzioso. Ma per quanto ancora le istituzioni continueranno a dar credito ai numeri e non ai fatti? Alla luce dei nuovi rapporti, scevri da pregressi rancori, dico: viva quelle associazioni inesistenti, grazie a cui esistiamo anche noi; viva quelle associazioni professionalizzate, grazie a cui il diritto è diritto e non mediazione obbligatoria spesso al ribasso. Grazie a Help Consumatori, al Salvagente, a Tv 2000, a Radio 24, a Di martedì, a Mi manda Rai Tre, a Ballarò, a tutti i media che ogni volta hanno aiutato non noi, ma i Consumatori a far emergere una criticità collettiva che altrimenti sarebbe rimasta nell’oblio della prepotenza. Allora care istituzioni, per quanto ancora dovremo attendere uno Stato dei Fatti e dei Diritti chinando il capo ad uno Stato dei Privilegi? CNCU chi sei tu?

Fabrizio Premuti - Presidente nazionale Konsumer Italia
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